Alle porte di Parigi, nel Medioevo di nove secoli fa. Una rivoluzione epocale, non cruenta né pericolosa, infiamma l’Europa.
A Saint-Denis si invera il primo miracolo del nuovo stile, un nuovo linguaggio parlato da un abate coraggioso. Suger gioca con gli archi di pietra, che disegnano immense architetture slanciate verso il cielo, e con la luce che, filtrata da diaframmi colorati, entra prepotente tra le navate, prima condannate ad una sacra oscurità.
Così la cattedrale di Chartres, le cui torri puntute interrompono l’orizzonte della perfetta campagna solcata dall’Eure; così la cattedrale di Reims, armoniosa fusione di pieni e vuoti, spettacolare intreccio di lucenti nervature; così quella di Amiens, poderosa, immensa, tempio intatto che supera tutti i modelli.
È architettura musicale che spande la sua eco ovunque, da nord a sud, da Laon, antica e fiera, stretta nelle proprie mura, a Basilea, affacciata sul Reno, alma sede di nobili ingegni; da Metz, vago incanto dal sapore romantico, ricca di un passato da capitale, ad Auxerre, preziosa culla di importanti affreschi, vegliata da un martire premuroso.
E attraverso le campagne della Loira, le valli della Yonne, i dolci rilievi della Mosella e le terre benedette della Borgogna, l’eco corre veloce fino a spegnersi tra le braccia candide delle volte di Brou, a Bourg-en-Bresse, dove pietre lavorate ad arte nascondono il ritmo cadenzato dei pilastri e il profilo morbido e voluttuoso delle ogive fiammeggianti.
E poi, silenzio. A Ronchamp, luogo quasi dimenticato dagli dei, l’altro ieri, un architetto del tempo moderno, ha trasformato in cemento una preghiera: alta si leva dalle volte a vela, leggere, tra le vetrate e il candore dei muri. E di nuovo, è musica.
N.B. le camere singole sono esaurite