Nell’estremo occidente d’Europa, là dove la terra finisce e incontra l’oceano, lo sguardo si spinge oltre la linea ininterrotta dell’orizzonte, mossa solo dall’andare continuo delle onde.
Il vento scolpisce il profilo di questa terra, che è roccia e sabbia, solcata, plasmata da numerosi fiumi, sbriciolata in isole e scogli.
Un paesaggio unico nasce qui, un miracolo, vestito dei colori cangianti dell’autunno. Miracolo è la Ría de Arousa, un fiordo sull’Atlantico, incorniciato da promontori dai quali dominavano il mare gli antichi di Castro de Baroña e della vicina Noia.
Non lontano, un altro fiordo nasce dal fiume di sale che attraversa Pontevedra, elegante signora vestita di barocco e Art Nouveau.
Più a nord, la costa corre oltre Finisterre e risale svelta fino a La Coruña, mitica sosta d’Eracle, figlia di dei e fiorente porto romano. Davanti il mare, alle sue spalle la verde landa galiziana, solcata da strade antiche, come quella che porta a Lugo dalle belle mura, dimenticata e poi rinata nel Medioevo, o ad Ourense, celebre per i ponti, le sue acque benefiche e i suoi santi scolpiti.
Strade che si allontanano dal mare per attraversare boschi sterminati, valli e gole create dall’andare eterno dei fiumi, ansa dopo ansa. Questo è il Cañon de Sil, spettacolo naturale, questa la Ribeira Sacra, altro miracolo di bellezza, lussureggiante valle costellata da fortezze e monasteri. La custodisce Monforte de Lemos, orgogliosa sentinella a presidio dei cammini, battuti senza sosta da pellegrini devoti. Corrono a Santiago, meta dell’anima prima che del corpo, felice luogo che ha accolto il primo fra loro, lì, in quell’estremo lembo di Spagna dove tutto termina, tutto ha inizio.