Una terra feconda e felice. I rilievi, morbidi, la chiudono ad occidente, il mare la accoglie ad oriente.
Luogo di passaggio, rifugio dorato, qui sono fiorite civiltà pittoriche insieme a nobili ingegni. Qui il Rinascimento è stato declinato in vocaboli armoniosi, quelli della tavolozza preziosa del Crivelli, quelli morbidi e luminosi del Lotto.
Le loro opere lucenti sono incastonate in un paesaggio antico, intriso di un Medioevo prospero e generoso, figlio di fortunate contingenze di tempo e spazio.
A Montefiore dell’Aso, appollaiata tra le valli dell’Appennino, vive una Maddalena di rara beltà, fiera e nobile; a Offìda, circondata da torrenti, il tempo è scandito al ritmo di mani operose che ripetono gesti antichi; a Fermo, in cima ai colli, figlia delle acque, si passeggia tra fontane ed eleganti palazzi.
Scolpita nel dorato travertino, Ascoli Piceno è bella per le sue torri, le piazze, la cattedrale, dove palpita il cuore di una pittura che è quasi cesellata nel metallo; domina dall’alto il panorama dolce che declina verso la costa Osimo, citata dalle fonti, battagliera e indipendente, protetta da un santo speciale; sulle pendici di un promontorio davanti al mare, ecco invece Ancona, temuta figlia di Siracusa, potente tra le acque, qui la storia parla di Bisanzio e d’Oriente.
Da quelle terre lontane giunge il miracolo custodito a Loreto, santuario perfetto, frutto del pensiero divino del nostro Quattrocento, ornato dalla presenza di un uomo dimenticato dal mondo, amato oggi come figlio grande della pittura.
Amato figlio di questa terra anche un poeta, solitario, melanconico, innamorato dell’amore, cui tenne a battesimo il grembo dolce di Recanati.