Un paesaggio di milioni di anni fa. La linea dell’orizzonte che per chilometri corre piatta, improvvisamente si alza a disegnare colli isolati, sono onde nel mare verde della piana.
Tutto intorno, al limitare di questi coni, figli di vulcani scomparsi, stanno a corona piccoli e industri abitati, collegati da strade antiche, separati da radure, vigneti e boschi.
Incastonati sui clivi, dominano la piana verso sud, solcata da numerosi canali tracciati nel Medioevo a tutela di un commercio sempre florido. Tracciati da Padova e da Venezia, signore di queste terre.
Terre presidiate quindi, e costellate di luoghi di delizia, come il Castello del Catajo, splendida residenza di un capitano di ventura, circondata da lussureggianti giardini, ornata di storici affreschi, o come Villa Barbarigo a Valsanzibio, il cui giardino è tra i più rari tra quelli nati nel nostro Seicento.
Terre che molto tempo prima erano state calpestate dalle intricate strategie di uno spietato condottiero, che si fece amare da Monselice, dotandola di castelli e mura, e che si fece temere da Montagnana, poi risorta coi da Carrara, e da Este, conquistata due volte, illustre madre dei Veneti.
Poco lontano dalle città murate, quasi discosto dalla storia, il borgo di Arquà Petrarca, immerso nel silenzio delle valli e per questo eletto ultimo approdo da un poeta ardentemente innamorato della quiete del mondo.
Richiedeteci il programma dettagliato!