Istanbul, Porta d’Oriente. Questo è uno dei suoi molti nomi, da secoli.
Un varco quasi magico verso l’altra metà del mondo antico, verso le lontane terre della seta e delle spezie. Qui si incontrano due continenti, separati da una lingua di mare attraversata in tempi mitici da una delle amate di Zeus.
Sul Bosforo si apre il grande estuario, il Corno d’Oro, nel quale si specchiano la città, mollemente adagiata su un infinita distesa di colli, e il suo respiro. Obelischi e minareti, cupole e guglie dorate giocano con la luce del cielo che trascolora dall’oro all’azzurro dei tramonti autunnali e scende a bagnare la città antica, nata greca, rinata capitale d’impero con Costantino, conquistata all’Islam da un tenace sultano.
Il suo passato è ancora qui, nel disegno delle strade racchiuse dalle mura di Teodosio, nella grande piazza dell’Ippodromo, nella suggestiva Cisterna Basilica, punto d’arrivo di uno dei più grandi acquedotti del mondo romano.
Modello per secoli ad illustri architetti, compendio di religioni e civiltà, il tempio alla Santa Sofia, insigne figlia di un imperatore guerriero, contende il cuore di Istanbul al Palazzo del Topkapı, residenza secolare di sultani e gran visir.
Una successione incantata di giardini e terrazze e stanze inondate dal mormorio del mare e dal riflesso blu di marmi e ceramiche.
Lo sguardo spazia al di là dei ponti, al di là di quello di Galata, accesso al quartiere che fu, secoli addietro, possedimento della Repubblica di Genova, e verso l’Asia dalle verdi coste.
In ogni direzione, tappe di un itinerario dello spirito, si ergono le moli delle moschee, quelle dei sultani, imponenti, difese da minareti che paiono sentinelle armate d’oro, e quelle dei loro funzionari, luoghi raccolti dove anche la luce entra in punta di piedi. Qui si prega, mentre accanto, a pochi metri, la città tutta è nei suoi mercati, nei colorati bazar invasi dai profumi d’oriente.
Magica mescolanza di suggestioni, questa è Istanbul. Fascinazione arcana la voce del muezzin, a ricordare l’esistenza di dio, mentre il giorno lascia spazio alla notte.