C’è un luogo lungo la costa del Tirreno che regala scorci spettacolari.
Un luogo circoscritto da baie e golfi e da vulcani spenti da secoli, trasformati da una natura bizzarra in piccoli laghi.
Un luogo che è carico di storia più di altri e che racconta di antichi approdi e di leggendari fondatori.
Quasi ventotto secoli fa, la civiltà d’Egeo toccò queste coste fondando la prima colonia in Occidente, Cuma, potente e florida, che ancor oggi domina il mare dal tempio di Giove, dimora di una Sibilla che predisse ad un eroe impaurito l’arrivo alla sua nuova terra.
La fedele Pozzuoli, che cambiò nome tre volte, circondata da sorgenti di acque pure, racchiude la sua storia nel ventre, prima greco poi romano, e dà spettacolo nell’anfiteatro con i miracoli di grandi màrtiri.
La natura di questa terra incanta come le sirene di Ulisse il cui nocchiero fondò Baia, sorta in bilico su di un cratere, consacrata a Venere, centro di studi e d’arte inghiottito nel tempo dal mare, e si compiace di sé nel grande Golfo, spettacolare teatro di bellezza, in cui le acque e i venti giocano con la costa disegnando promontori e insenature, da Capo Miseno a Bacoli, a Pausilypon.
Proprio qui la civiltà romana scelse di costruire sontuosi edifici, incastonati in modo perfetto tra le colline e le baie, creando passaggi sotterranei, suggestivi e imponenti, come la Grotta di Seiano, e templi, teatri e terme e ville, dimore amate da grandi imperatori.
Proprio qui, nella terra che “arde”, nella terra in cui i vulcani, porte mitiche per l’aldilà, hanno nomi evocativi e inferali, qui, dov’è un paradiso che proprio un vulcano ha risparmiato.