VIAGGIO DAL 13 AL 20 SETTEMBRE
Per primo l’oro dei mosaici insieme all’azzurro del cielo e del mare, cangiante dal blu al turchese.
Poi il bianco della pietra cavata dai monti, su cui il sole si crogiola e si spande. Infine il nero, quello che viene dal cuore della terra, un nero costellato di timidi germogli vitali, di un verde brillante e rorido. Una tavolozza di luce, i cui colori, forse utilizzati da una divinità dimenticata, compongono il volto splendido di questa parte dell’isola, nata dal fuoco di una montagna scivolata verso il mare.
Tutt’intorno, a disegnar confini, una corona di boschi attraversati da rari fiumi, e una linea continua di creste e rocche, costellate da minuscoli presepi fatti di chiese, case e castelli.
Le alte vette delle Madonie fanno da teatro ai borghi di Petralia Soprana, Geraci Siculo e Castelbuono, orgogliosi figli di antichi feudi; il profilo sdegnoso di Montalbano Elicona si staglia nell’orizzonte dei verdi Nebrodi, i cui altopiani sono popolati da strane sculture opera del vento; e poi lei, l’Etna, la Montagna, arcaica e arcana madre di tutto, alle cui pendici, falde di un abito lungo, lunghissimo, sono aggrappate Randazzo, Bronte e Castiglione di Sicilia, in una danza che sa di arabo, di normanno e di qualcosa che viene dal mare.
E nel mare si specchia Cefalù col suo Cristo e il suo marinaio; nel mare si protende Milazzo, forte della sua rocca; sul mare strapiomba Tindari e il suo santuario e il suo teatro.
Amate isole, sacre figlie del vento sono Lipari e Vulcano, che raccontano storie millenarie di dei ed eroi mentre Taormina, antico approdo ad una terra ricca e felice, dal suo trono di roccia incanta ancora i naviganti di tutti i tempi.