La mostra dedicata a Giorgio Morandi a Milano, è aperta a Palazzo Reale, dal 5 ottobre al 4 febbraio 2024.
Nato a Bologna nel 1890, Giorgio Morandi, da lì, non si è quasi mai mosso. Eppure, senza mai aver visto neppure Parigi, si è fatto conoscere in tutto il mondo. Non di persona, no, di persona era schivo, introverso, asciutto, ma attraverso le sue opere, dipinte e incise, che sono diventate un simbolo di compiutezza formale. Un viaggio nell’essenza delle cose e, ancora di più, nell’essenza dell’arte.
È difficile parlare di Morandi, perché i suoi dipinti e le sue incisioni sono silenziosi. Essenzialità, semplicità, ripetizione sono le prime parole che vengono in mente. A queste bisogna aggiungere anche ossessione, sì perché la ricerca della purezza passa attraverso l’ossessione per la forma, che Morandi ripete, ripete e ripete all’infinito, fino a smaterializzarla.
I suoi oggetti, sempre gli stessi: le ciotole, le bottigliette dal collo sottile, i vasetti, restavano nello studio, appoggiati sul tavolo, per settimane. Si riempivano di polvere, giorno dopo giorno. Mentre la luce li attraversava, Morandi li guardava e li vedeva diventare altro: composizione.
Gli oggetti in Morandi, dipinti o incisi, non sono più oggetti, ma i valori puri della rappresentazione. Il pittore Carlo Carrà diceva di lui che era ‘il poeta delle cose ordinarie’, potremmo aggiungere che ne è stato anche il filosofo.
La mostra dedicata a Giorgio Morandi a Milano, racconta la sua storia, certamente minimalista, ma solo apparentemente priva di eventi, in realtà determinata e, nel silenzio, quasi rivoluzionaria.
I prestiti arrivano dal Museo Morandi di Bologna e da molte altre istituzioni prestigiose. Testimonianza di come questo artista fuori dal coro, abbia messo d’accordo tutti e sia apprezzato in tutto il mondo. Non sbagliava il Longhi quando, già nel 1934, lo definiva, lanciando di fatto la sua carriera, ‘‘uno dei migliori pittori viventi d’Italia’.