La mostra, intitolata Mario Sironi. Sintesi e Grandiosità al Museo del Novecento racconta l’artista, a sessant’anni dalla sua morte, con 100 opere tutte da contemplare.
Può non piacere Mario Sironi (1885-1961), anzi, è più facile sentirsi respinti che non attratti da certi suoi lavori, così cupi. Ma se li si guarda per un attimo in più, ci si finisce quasi inevitabilmente dentro. C’è una forza che non si può negare nel suo lavoro, che è faticoso per lo spettatore, quanto lo deve essere stato per l’autore stesso.
Ci impressiona più di tutto delle opere di Sironi esposte in mostra, la materia densa di certi suoi dipinti ad olio. Ci affascina scoprire che, con i paesaggi urbani, così brutali e malinconici allo stesso tempo, convivono ballerine futuriste e cocotte colorate e ammiccanti. È intrigante il suo percorso artistico, e complicato anche; è fatto di tentativi e sperimentazioni, prima per trovare il proprio linguaggio, poi per trasformarlo in qualcosa di più grande, che assomiglia all’ideale. Sironi, come la mostra che lo racconta, parte dal Simbolismo, abbraccia il Futurismo e sfiora la Metafisica e infine approda alla sua dimensione più autentica: il Novecento Italiano. Lo costruisce, lo esplora, e poi lo espande verso una dimensione sempre più grande e, idealmente, più condivisa, quella della pittura murale, che è arte per tutti. È in questa formula novecentista che il suo senso dei volumi e l’inclinazione al classico si combinano in una modernità tutta personale, che in fondo riflette i tempi complicati della società in cui vive. Lui, che è introverso e tormentato, vittima di forti depressioni, ma artisticamente determinatissimo.
La mostra, aperta fino al 27 marzo 2022, racconta una biografia e una pittura non facili e sa trasformarle in un racconto per immagini efficace e sorprendente.
Se volete saperne di più, ne parliamo anche nel nostro articolo intitolato Mario Sironi, in ‘due parole’.