Visita guidata al quartiere di Affori.
Partiamo dal nome, perché no? Anche se l’etimologia di Affori è incerta, ai più ricorda qualcosa che sta… fuori porta. Le porte sono quelle di Milano, oltre la cerchia dei bastioni e oltre l’anello formato dai Corpi Santi.
Citato nelle fonti medioevali trecentesche, al tempo dei Visconti, Affori è un borgo rurale, fatto di cascine, grandi campi, marcite e strade di collegamento tra la città e la sua campagna.
Qualche traccia di questo passato resta nel centro, che perlustreremo curiosi, entrando nella chiesa neoclassica di San Giustina, dove si conserva, addirittura, una… Vergine delle Rocce! Dipinto uscito dalle mani di un leonardesco, dall’identità ancora discussa.
Nel Seicento, nel luogo in cui sorgeva la villa del potente arcivescovo Giovanni Visconti, viene costruita una villa moderna, poi passata in proprietà dei Litta e oggi del Comune: utilizzata come rifugio per sfollati durante la guerra, è circondata da un parco faticosamente recuperato e considerato tra i più belli di Milano. Noi ci spingeremo all’interno della Villa, dove è ospitata la Biblioteca Comunale con il Salone delle Arti, luogo di ritrovo della nobiltà milanese, all’epoca delle sfarzose feste di Donna Teresa Litta.
Il Novecento è il secolo della modernizzazione del quartiere e della sua trasformazione, con la ferrovia, i quartieri popolari dei baioni, le nuove strade. Ma la nuova Affori ha saputo conservare, tra gli edifici e i viali moderni, una parte della sua storia e anche qualcosa di… romantico: ancora fa ombra il grande platano, piantato da Napoleone in memoria di uno dei suoi tanti amori.