
Via Montenapoleone tra arte e design
Dettagli topografici nella Milano del design
Via Montenapoleone, l’architetto Osvaldo Borsani, il suo storico marchio Tecno e l’arte di Lucio Fontana.
Questi quattro elementi, sono i puntini che vogliamo provare ad unire per veder emergere le connessioni ibride e stimolanti della Milano del Design.

Via Montenapoleone
La collocazione geografica è chiara, siamo nel cuore di Milano.
Quella storica è meglio definirla: dimentichiamoci per un po’ della antica genesi di via Montenapoleone, che comincia con le acque del Seveso e il tracciato delle mura romane. Sorvoliamo le vicende risorgimentali che ne hanno animato i salotti, e prendiamoci una pausa salutare, persino dalla moda!
Siamo negli anni ’50: Milano, dopo aver trattenuto il fiato per la guerra, si lancia verso il futuro. Ricostruisce, crea, fattura. Abbraccia la modernità con entusiasmo, anzi, le da forma.
È l’epoca d’oro del Design che, diciamolo, più che italiano, è proprio ‘milanese’.
E qui Osvaldo Borsani, classe 1911, brianzolo, traccia il primo segno sul nostro foglio bianco. Ha una laurea in architettura, e un nutrito gruppo di fan tra i ricchi milanesi che gli affidano l’arredo dei loro salotti.
Osvaldo Borsani
Le ossa Borsani se le è fatte sul campo ed è riuscito a scrivere il suo nome nella storia della progettazione già prima di laurearsi, partecipando alla prima, mitica, Triennale milanese, nel 1933. Qui, giovanissimo, debutta con il progetto della Casa Minima, piccola, economica, funzionale: figlia di Le Corbusier. L’inclinazione è razionalista.
Ma Borsani è anche il titolare di un mobilificio di famiglia che dirige con suo fratello Fulgenzio, l’Atelier Varedo. Una ditta sana –che razionalista non è- e che procede in linea con la tradizione artigianale lombarda, dove i mobili si disegnano e si realizzano con cura e con poche macchine, e poi, dal 1932, si vendono a Milano, nel negozio di via Montenapoleone 6.
La Tecno Spa
Nel 1953, Osvaldo e Fulgenzio Borsani trasformano l’Atelier Varedo in una cosa nuova e diversa: nasce la Tecno. Il nome è ispirato alla ‘téchne’ greca. L’intenzione è passare dalla produzione artigianale alla produzione industriale.
Ecco, è quel che ci vuole per il nostro racconto, perché la linea che unisce i nostri puntini è quella del design, e il design milanese diventa tale, solo quando la tradizione familiare si fa impresa industriale.
I primi prodotti Tecno sono la prova che l’operazione è riuscita. Il divano D70, nato nel 1954, si apre a metà e diventa letto utilizzando un unico snodo. La poltrona P40 del 1955, è la prima chaise longue che si regola in più posizioni grazie a un giunto meccanico! Comodi, belli, e prodotti in serie.
La Tecno è una storia di successo, un punto fermo nella storia della Milano del Design.

Lucio Fontana
A questo punto, tracciamo una linea in più, introducendo Lucio Fontana. Un artista, non un designer, né un industriale: ma se c’è una cifra che distingue la creatività milanese, è il piacere della trasversalità. E grazie a questa, Osvaldo Borsani, la Tecno e Lucio Fontana sono legati a doppio filo.
La ragione del legame è che Borsani ha sempre coinvolto gli amici nei suoi progetti e il caso vuole che molti di loro fossero artisti. Aligi Sassu, Roberto Crippa, i Pomodoro, Fausto Melotti… e Lucio Fontana, l’amico di sempre, hanno collaborato con lui in molti modi. È così che sono nate le maniglie e i fregi da inserire nei mobili, i tavolini, gli stipiti delle porte, i camini degli interni di lusso e ancora di più, le installazioni per i soffitti che hanno consegnato alla storia alcuni degli spazi disegnati da Borsani.
Un esempio? Il Soffitto Spaziale di Lucio Fontana che siamo abituati ad osservare al penultimo piano del Museo del 900, è nato nel 1956 per la sala da pranzo dell’Hotel del Golfo, disegnato da Borsani all’Isola d’Elba.

Via Montenapoleone, Osvaldo Borsani, la Tecno e Lucio Fontana!
Borsani e Fontana sono la conferma che architettura e arte sono discipline in sintonia.
D’altronde, la qualità più vera dell’approccio di Fontana all’architettura, è che non interviene mai decorando, ma modificando la percezione dello spazio intero. Non inserisce elementi: trasforma organicamente l’ambiente.
Sarà forse per questo che Borsani lo sceglie anche quando disegna la sua casa di famiglia a Milano, che sarà anche la sede della Tecno, nel 1955.

Ed eccoci qui, di nuovo dove eravamo partiti: negli anni ’50, in via Montenapoleone al N 27. La prossima volta che ci passerete, guardate in su. La Tecno non c’è più (ora è in Piazza XV Aprile), ma l’edificio progettato da Borsani è rimasto lo stesso ed esibisce ancora la sua bella balaustra di lamelle di ferro. Un rincorrersi irregolare di fessure verticali. Semplice, leggera, ancora oggi moderna… è di Lucio Fontana, che due anni dopo stupirà il mondo con i suoi ‘Tagli’.
…e i puntini, uniti sul foglio, disegnano una piccola storia della Milano del Design.
